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Una donna deve avere soldi e una stanza suoi propri se vuole scrivere romanzi
(Virginia Woolf)
Lifestyle Donneuropa
Intervista, di Laura Bastianetto, 18 luglio 2014
Favole cucite su stoffa, è l’arte della palermitana Angela Di Blasi
Angela non compra nulla se non ago e filo. Le stoffe sono usate e arrivano dalla gente di Palermo che ormai la conosce. La sua idea è sbarcata anche in Giappone dove le sue opere sono finite in due mostra. Tiene laboratori in tutta Italia.
La premessa di ogni partecipante a un laboratorio è “Ma io non so cucire”. Beh, nemmeno lei o almeno così sostiene Angela Di Blasi, palermitana fin dentro le vene, artista e insegnante di illustrazioni di fiabe di stoffa. “E che è questa cosa?” Seconda obiezione posta dai suoi allievi in giro per l’Italia tra scuole e festival all’insegna del riciclo e del riuso.
Questa cosa è semplicemente un’idea, affiorata durante gli studi all’Accademia di Belle Arti di Palermo quando Angela ha capito che la ricetta vincente sarebbe arrivata da un ago, un filo, tanta fantasia e passione per le fiabe. Un pezzo di stoffa vecchio e usato è il suo foglio bianco. Lì sopra immagina figure, spesso fiabesche, le disegna e le colora. Proprio come fanno i bambini presenti al laboratorio organizzato all’Ecofesta dell’Altra estate, la rassegna culturale che si è da poco conclusa nel quartiere Garbatella, a Roma, dove abbiamo incontrato Angela Di Blasi. Con sé ha portato l’arazzo che ritrae in dieci riquadri la favola di “Cenerentola” e poi i Cucilibri che narrano alcune novelle di Boccaccio, le più pudiche, e quelli che insegnano l’alfabeto ai bambini. Oltre alle Cucibag e alle Cucigioie. Perché la nostra insegnante è passata anche per i gioielli. Assunta in un negozio per realizzare preziosi, si è ritrovata però a fare la commessa.
“Tutto è cominciato all’Accademia quando ho capito che l’illustrazione classica non mi soddisfaceva in pieno. Avevo bisogno di qualcosa di più materico, da toccare e possibilmente già usato. Mi piace l’idea di dare una seconda possibilità a cose che la gente tenderebbe a buttare. Ho studiato tanto e credo nel mio lavoro”. Dalla gioielleria si è licenziata. Aveva bisogno di seguire la sua passione e i suoi sogni, soprattutto dopo l’entusiasmo che respirava alla fine di ogni laboratorio.
Angela non compra nulla se non ago e filo. Le stoffe arrivano dalla gente di Palermo soprattutto dopo che la sua idea è sbarcata dall’altra parte del planisfero, in Giappone (grazie a un gemellaggio con l’Accademia) dove le sue opere sono finite in due mostre e anche acquistate.
Realizza, insieme con il suo compagno Alberto, scultore, anche scenografie per recite scolastiche e grandi gruppi commerciali. “Ho disegnato alberi con cartoni e stoffe di vario tipo, palazzi con i jeans. Le scenografie possono arrivare a misurare 20mq e a quel punto devi inventare”. Si va da piccoli fazzoletti 10×10 a grandi arazzi. Nessun limite, nessuna regola. “Ecco perché non uso la macchina da cucire, mi costringerebbe a movimenti sempre uguali”. Ma non ci sono solo ago e filo. I suoi quadri hanno anche volti di donna dai capelli di chicchi di caffè e il viso di sabbia o paesaggi marini ispirati alla sua terra di cui è innamorata . “Ho provato più volte a lasciare Palermo. Alla fine sono sempre tornata. Amo questa città anche se mi fa rabbia perché non mi permette di fare quello per cui ho studiato”. Una città-sogno fatta di desideri e di paure, di opportunità e di impedimenti, così come dice Marco Polo ne “Le città invisibili” di Italo Calvino, l’opera che Angela Di Blasi ama al punto di averla raffigurata su alcune sue cucibags.
@LBastianetto